N° 24
UN RAGAZZO, NON UN SOLDATO
Di FABIO
VOLINO
Riassunto:
dopo uno scontro con l’organizzazione dei Figli del Serpente, Jeff Mace si interroga se sia degno del manto che porta.
1.
Qualche
tempo prima.
-Jeff!-
annuncia Will Mace -Ti presento un grande eroe
americano.-
Anche
senza maschera, anche senza costume, anche senza scudo, il giovane lo riconosce
subito:
-Ma
è... sei Capitan America. Ma è stata data ieri ufficialmente la notizia della
tua morte.-
-Era
già stata data anche in passato, si è sempre rivelata una menzogna. Stavolta,
però, qualcosa cambierà. Ho deciso di abbandonare il mio ruolo. Per sempre.-
-osa?
E perché mai?-
-Sono
troppi anni che combatto, sono stanco di tutto ciò, voglio provare ad avere una
mia vita. Però questo paese deve avere qualcuno che porti avanti la gloriosa
tradizione di Capitan America, i tempi attuali sono troppo cupi perché questa
figura possa scomparire. Dunque ti chiedo ti divenire il nuovo Capitan amm.it.
Mace non sa cosa
rispondere:
-Ma...
Ma...-
-Lo
so.- dice Rogers -Tante domande si stanno agitando in questo momento nella tua
testa. Soprattutto sul fatto se tu sia meritevole di questo ruolo. Rispondo io
al posto tuo, ragazzo: sì, lo sei. Ti sto osservando da molti anni, so che tuo
padre ha allenato te e tua sorella per questo giorno fin da quando eravate
piccoli. Hai l’agilità e la forza necessarie, il carisma e l’esperienza
verranno col tempo, stanne certo. Inoltre ho conosciuto personalmente tuo
nonno, il Patriota: davvero un grande uomo, un magnifico eroe.-
L’eroe
di guerra porge i vestiti e lo scudo a Mace, che dopo
qualche istante di esitazione li afferra.
-Rimarrò
con te un paio di settimane.- continua Steve -Ti darò qualche lezione ulteriore
e ti insegnerò le mie tecniche di combattimento: non ingannerai di sicuro i
miei alleati, ma confonderai i miei nemici e questo potrà rivelarsi un gran
vantaggio.-
-Io...
Io non so come ringraziarla.- afferma Jeff, mentre sul volto di suo padre
compare un ampio sorriso.
-Divenendo
il miglior rappresentante dei valori su cui è stata fondata questa nazione-
risponde Steve Rogers -Ed ora andiamo, c'è molto lavoro da fare... Capitan
America.-.
Greenwich
Village.
-A...
Aiutatemi, sono malato.-
Di
AIDS, indica il cartello di cartone posto ai piedi del mendicante. La peste del
secolo la cui cura non è ancora stata trovata: ma secondo alcuni esiste e viene
bloccata dalle lobby farmaceutiche. Ci sono molti poteri occulti che operano in
questo paese, ma io non rispondo a nessuno di loro. Il mio nome è Jeffrey Mace Jr. e sono, scusate se è poco, Capitan America.
Mi
inginocchio di fronte al mendicante, che la folla evita addirittura cambiando
marciapiede, e gli do qualche moneta. Non allevierà di certo la sua sofferenza,
ma posso fare ben poco per lui: ogni giorno mi ritrovo ad affrontare una
piccola o grande sconfitta e questo mi strazia l’animo. Perché ogni giorno mi
rendo sempre più conto che la crociata da me iniziata qualche settimana fa ha
davanti più ostacoli che facilitazioni. Ma non è certo mia intenzione arrendermi.
-G...
grazie, ragazzo.- mi dice il mendicante afferrando una mia mano -Come ti
chiami?-.
-Jeff.-
-Grazie, Jeff, sei un dono del signore.-.
Rimango
sempre sorpreso di quanto possa rivelarsi grande la forza della fede in un
uomo, persino nei momenti più cupi e disperati. Saluto il mendicante e mi reco
al 'Caffè a go go', un locale che bazzico spesso ultimamente. Fanno un caffè
molto buono e, perché essere ipocrita, ci sono delle cameriere davvero
avvenenti. Certo, una di esse ha i capelli color viola, ma non mi fermo a
queste sottigliezze. Come mi siedo vedo il nutrito gruppo di studenti che
incontro spesso da queste parti: non ho molti amici della mia età, essere
Capitan America mi ha privato di questa gioia, ma per un motivo o per l’altro
non riesco mai ad attaccare bottone con questi ragazzi. Eppure sento che
avremmo molto da condividere... C'è poi questa ragazza dai capelli biondi che
mi appare stranamente familiare. E a proposito di capelli biondi...
-Ehilà,
Jeff, sempre ad ubriacarti, vero?-
A
parlare è stata Joy Mercado, una delle più bravi e
competenti giornaliste di Now, la rivista a cui anch'
io collaboro. Ed è una donna che mi confonde: poco tempo fa c'è stata una
crisi, Inferno² l' hanno chiamata, durante la quale sono emersi gli istinti
sepolti nel subconscio umano. Durante tale evento Joy mi ha fatto delle avances
piuttosto chiare ed ancora oggi mi chiedo se non fossero del tutto false. Certo
non avrò mai la risposta se non parlo con lei di questo fatto: devo essere
forte anche in questo genere di cose, non sono certo un ragazzo così timido.
-Esagerata,
per una tazza di caffè.-
-Ah,
lo sai che mi piace prenderti in giro certe volte. Comunque sbrigati a finire
che ci aspetta Snow per una riunione.-
Inizia
un’altra dura giornata di lavoro.
Rifugio
del Teschio Rosso.
Johann
Schmidt è un uomo che nella sua vita ha conosciuto un’unica sensazione: l’odio.
Umile lustrascarpe, venne scelto da Adolf Hitler in persona perché divenisse il
migliore e più spietato soldato del Terzo Reich. Il Teschio Rosso, un nome che
incusse paura in chiunque sin dall’inizio, una minaccia per cui l’esercito
americano creò qualcuno che potesse contrastarlo. Quel qualcuno fu Steve
Rogers, Capitan America. La rivalità tra i due è stata tra le più spietate che
la storia supereroistica ricordi, molte volte Schmidt è stato dato per morto,
molte volte è tornato, a volte in modi davvero fantascientifici e risibili. Ma
il Teschio Rosso non è certo un uomo con cui si possa scherzare.
E
la sua spina nel fianco è ancora presente: Steve Rogers vive ancora, nonostante
abbia fatto credere il contrario. Ma gli unici che credono alla notizia della
sua morte sono quelle persone a cui non gliene importa niente, tutti gli altri,
sia amici che nemici, sanno invece che è ben vivo, a tentare di vivere una vita
normale col ruolo di insegnante. Ma c'è un’altra spina nel fianco del Teschio
Rosso: Capitan America. Quanti ne deve uccidere prima che quel nome venga
cancellato dalla storia? Il piano che sta portando avanti ora richiede massima
attenzione, ma ha appena scoperto un mezzo per potersi liberare con discrezione
del suo odiato nemico e non intende certo stare ad aspettare. Esce dunque dalla
sua sala personale e si reca in un laboratorio del suo rifugio. Due persone lo
osservano con attenzione.
-Cosa
ne pensa, Dr. Faustus?- chiede l’Hydra
Supremo, il Barone Wolfgang Von Strucker.
-Di cosa?-
-Lo
sa bene: dell’ossessione del Teschio Rosso per Capitan America. Crede che ci
porterà alla rovina, che comprometterà quanto abbiamo ideato con pazienza in questi
ultimi mesi?-
-Non credo.- risponde lo psichiatra criminale -Quell'uomo può prendere
decisioni che all’istante ci paiono discutibili, ma che se valutate
attentamente si rivelano sempre ben ponderate. No, sono certo che sa quello che
fa.-
-Mi
tolga un’altra curiosità, però, Dr. Faustus: ma lei
non era stato ucciso da Nomad?-
-Dettagli, mio alleato, semplici dettagli. Piuttosto mi parli delle recenti e
numerose basi Hydra distrutte: ne ha ricavato qualche
danno?-
-Da
un punto di vista meramente economico, sì. Ma quello che mi aspetta... mi
ripagherà di tutto ciò. Stanno spargendo da soli fumo nei loro occhi e non si
sono accorti di dove si annidi davvero il loro nemico. Dunque brindi con me,
dottore.- dice Strucker, afferrando un calice di
champagne -Al fascismo, la più grande invenzione dell'umanità.-
2.
Redazione
di Now.
Charlie
Snow è un serio professionista e, per me, anche una sorta di seconda figura
paterna. Senza di lui non avrei compreso molti trucchi e segreti del mestiere
del giornalista (e diciamolo, senza la sua comprensione sarei già stato
licenziato viste le mie continue assenze per via della mia doppia identità).
-Come
va la gamba, ragazzo?- mi chiede
-Bene,
Charlie, ormai non zoppico più. Eh, ci ho messo troppa foga in quella partita a
tennis con mia sorella.-
Sto diventando bravo, imparo a dire menzogne
con disinvoltura sempre maggiore. Vi immaginate se avessi detto:"Sai
com'è, ho dovuto affrontare un robot sterminatore che aveva preso possesso del
corpo robotico della sua compagna?[1]
-Sono
felice per te. Ma ora incominciamo. Ascoltatemi tutti"-si
rivolge poi agli altri giornalisti presenti -Ultimamente sono avvenuti molti attacchi
alle maggiori aziende di questa città, la Stark-Fujikawa,
la REvolution, persino la neonata Kruma
International. Secondo alcuni vi è una matrice comune dietro questi attentati:
voglio che indaghiate sulla faccenda. Farrell e Powell, andrete alla REvolution, Joy e Jeff invece alla Kruma.-
-J
& J ancora in caccia.- commenta Kate Farrell, una delle ultime arrivate.
Mentre
la riunione termina, ottengo il permesso di andare a fare una telefonata. Avere
la linea si rivela come spesso capita complicato, ma poco dopo una voce a me
cara mi risponde:
-Ciao,
figliolo, come stai?-
-Bene,
papà. E tu? Le cose come procedono dalle tue parti?-.
-Purtroppo
la guerra infuria ancora: la mia missione è ben lungi dal concludersi.-.
-Ho sentito di un attentato a pochi chilometri dall’ambasciata.-.
-Già,
le mie orecchie conservano ancora l' eco del botto. L' unica vittima è stato il
kamikaze, ma è stato un caso. Dobbiamo far presto, Jeff, o altri pagheranno.-
Ci
scambiamo gli ultimi convenevoli, poi ci salutiamo. Anche mio padre Will è un
eroe, mi ha insegnato più di quanto lui sappia. È in prima linea nelle zone
calde del pianeta e non si tira indietro di fronte a niente: senza di lui non
starei dove mi trovo ora.
Ma
ora pensiamo al servizio.
Rifugio
del Teschio Rosso.
Ad
accogliere Schmidt in un ampio laboratorio vi è lo Scienziato Supremo dell’AIM.
-Allora?- chiede il nazista.
-È
pronto.- è la risposta del suo alleato.
Il
Teschio Rosso osserva ciò che ha davanti a sé: un robot dalla corazza bianca,
apparentemente privo di vita. Ma ancora letale. Schmidt afferra una cartella:
-TESS-ONE.
Robot progettato nel corso della Seconda Guerra Mondiale per rintracciare ed
uccidere il Supersoldato qualora fosse impazzito o
avesse tradito la Nazione.-
-Un
altro burattino al mio servizio.- afferma il Teschio Rosso -Attivalo.-
Lo Scienziato Supremo fa quanto ordinatogli e
gli occhi di Tess-One riprendono vita sotto forma di
luce emessa dai suoi occhi bionici.
-Identificati.-
chiede Schmidt.
"Robot
Modello TESS-ONE".
-Dichiara
la tua missione.-.
"Uccidere
il Supersoldato degli Stati Uniti".
-La
tua missione è stata completata?-.
"Dati
insufficienti per rispondere".
-Te
lo dico io, allora: no. Osserva queste immagini.- Su uno schermo compaiono
alcune riprese televisive del recente scontro di Capitan America contro i Figli
del Serpente. -Come vedi, il Supersoldato è ancora in
vita e si è reso ultimamente responsabile di efferati crimini contro la
nazione. Dunque gli Stati Uniti d’America hanno bisogno nuovamente del tuo
apporto. Potrai rintracciare il Supersoldato a
Harlem, presso la circoscrizione elettorale di Sam Wilson a questo indirizzo.
Sii cauto e non correre troppi rischi.-
"Ricevuto.
Eseguo".
Tess-One accende i suoi razzi
ed il soffitto posto sopra di lui si apre: lui lo oltrepassa e scompare alla
vista.
-Ed
anche questo problema è risolto.- pensa il Teschio Rosso -Quel ragazzo non ha
la stessa forza e agilità di Rogers: soccomberà in breve tempo. Ed il maggior
impiccio per i miei piani sarà finalmente fuori gioco. Che ironia, il Supersoldato ucciso dal governo americano che ha creato Tess-One e dallo SHIELD che l' aveva stipato in un
magazzino da cui l' ho potuto facilmente trafugare. L’organizzazione di Fury è davvero allo sbando dopo quell’attacco che abbiamo
lanciato contro le loro sedi.[2]
Presto non esisterà più.-
Palazzo
dei Vendicatori.
Il
servizio alla Kruma è durato meno del previsto, così ho approfittato di un paio
di ore libere per venire qui. La mia seconda casa, praticamente. Sono cambiate
molte cose da quando sono entrato negli Eroi più potenti della Terra: loro
confidano in me ed io faccio del mio meglio per ripagare la loro fiducia. Anche
perché ormai, dopo tante esperienze vissute insieme, alcuni di loro non sono
semplici compagni di squadra. Ad un tratto qualcuno da dietro mi mette le mani
davanti agli occhi.
-Indovina
un po' chi sono.- dice una voce femminile con tono tetro.
-Anche
con quella voce cavernosa ti riconosco benissimo, Melissa.-
-Uffa,
non riesco mai ad imbrogliarti.-
Mi volto, c'è una raggiante faccia sorridente
davanti a me. Songbird, davvero una donna forte e
piena di volontà: una ex criminale che ha intrapreso con coraggio questa nuova
via. Siamo simili per certi versi.
-Senti,
dopo che ne dici se andiamo a berci un caffè?-
Compio
istintivamente un passo indietro:
-h,
no... Ecco, l' ho già bevuto stamattina.-
Forse
non dovrei essere così scostante, a volte. Ma non ho tempo di rammaricarmene in
quanto un secondo dopo una pacca così potente da rischiare di piegarmi in due
mi arriva sulla spalla. E indovinate chi l' ha
sferrata?
-Guarda,
guarda chi si vede. Il mio buon amico Cap. Allora, le diamo di santa ragione a Galactus oggi?-
-Stai
decisamente esagerando la mia prestazione contro Ultron,
Clint" ribatto io.
-Esagerando?-
esclama l’arciere con un volto stupito -Davanti a quel tipo in tanti se la sono
fatta sotto, tu invece...-
Credo
sia diventato il mio miglior amico. E pensare che poco tempo fa avevamo avuto
un acceso diverbio: ma poi le nostre perdite ci hanno uniti. Insieme a Wasp,
più di Wasp, Occhio di Falco mi incoraggia e confida nelle mie capacità. So che
sarà il primo a cui rivelerò la mia vera identità, so che questo giorno non è
lontano. Ma non è oggi.
-Ah,
ragazzi, credo si sia fatto tardi.- affermo dopo una mezz' ora di piacevoli
discorsi -Ma ora devo andare a trovare un’altra persona.-
-Amico
mio, hai più pubbliche relazioni del nostro finanziatore.- commenta Clint. Non
ha tutti i torti, in effetti.
3.
Harlem.
Abilmente
nascosto ed invisibile tra le ombre, Tess-One
attende, pazientemente. Per lui concetti come la noia o l’esasperazione non
esistono. Esiste solo la sua missione: scovare ed uccidere il supersoldato degli Stati Uniti. Arriverà, è questione di
poco ormai.
Poco
tempo dopo.
Eccolo,
lo intravedo attraverso il vetro di una finestra: Sam Wilson, Falcon, il mio
primo mentore. Non è passato molto tempo: fu durante una delle mie prime
uscite, dopo una battaglia contro i Figli del Serpente, la mia principale spina
nel fianco. Lo incontrai appoggiato ad un camino ed a voce ferma mi disse:
"Amico, dobbiamo parlare!". Ma gente come noi a volte più che le
parole preferisce i fatti e dunque giù a darcele di santa ragione per
dimostrare l’un l’altro quanto eravamo bravi. È così iniziato il corso: 'Come
diventare un supereroe patriottico in dieci lezioni'. Lezioni a volte molto
dure, più che altro moralmente: ho visto gente, ragazzi giovani come me,
gettare via la propria vita per nulla. Non ho potuto fare altro che
arrabbiarmi, inizialmente, poi Sam e i Vendicatori mi hanno fatto intravedere
un’altra strada. Una strada che mi piace e dà i suoi frutti.
Picchio
leggermente sul vetro e lui mi viene ad aprire:
-Cos'è,
vuoi fare campagna elettorale per me? Saresti un ottimo sponsor.-
Sorrido:
-Più
che altro è che non ci vediamo da tempo e ho dunque pensato di venire qui. E
poi ultimamente mi hai visto sia arrabbiato che spaventato per via di quel che
facevo e volevo rassicurarti.-
-Oh,
ma avevi tutto il diritto di esserlo: lo ero anch' io un tempo, solo che
l’esperienza mi ha insegnato anche a mascherare le mie emozioni in certi
momenti. Comunque sono felice in un certo senso di questa nostra separazione e
spero che continui: perché significa che ti stai staccando dal mio cordone
ombelicale. E francamente era proprio ora.- conclude a sua volta con un
sorriso.
-Maturazione,
sì: Wasp me ne aveva accennato.-
-Capita
a tutti gli uomini. Noi supereroi, però, maturiamo più in fretta. Se no siamo
perduti.-
In
quel momento, irrompe nella stanza un’altra persona, una donna:
-Sam,
non crederai mai... Oh, scusa, non sapevo che...-
-Non
preoccuparti, Leila. Cosa è accaduto?-
-È
appena giunta una notizia incredibile: Frank Hutton è stato incriminato per
corruzione!”
-Hutton?
Il mio principale avversario? Non riesco a crederci, andiamo un po' vedere.
Scusa, Cap, ma devo andare.-
Si
reca in un’altra stanza, scompare alla mia vista. Potrei tornare al giornale,
ora, ma prima preferisco fare una visita a quel mendicante del Greenwich
Village, voglio vedere come sta.
Sono
a metà strada quando accade: un robot dalla corazza bianca, molto simile a Ultron, si para davanti a me. Per un istante penso che il
robot sterminatore sia tornato per vendicarsi di me, poi la voce metallica
dell’essere dissipa i miei dubbi:
"Modello
TESS-ONE. Missione: uccidere il supersoldato"
Certo,
l’intento è sempre quello.
Beacon
Hill, Boston.
Elisabeth
Mace, sorella di Jeff, osserva le foto di lei che la ritraggono
insieme ai vari componenti della sua famiglia. Sobbalza quando ne vede una in
cui abbraccia sua madre, dopo le andrà a fare visita in clinica. Si sofferma
poi su un’altra foto, che ritrae il volto di suo fratello. Guardalo lì, la
faccia pulita e che ispira fiducia, il candidato perfetto per essere il nuovo
Capitan America. Steve Rogers ha pensato subito a lui, anzi, solo a lui quando
ha deciso di abbandonare il suo ruolo. Lei era una donna e per qualche strano
motivo un uomo funziona meglio come simbolo patriottico.
-Balle.-
mormora Lizzie tra sé e sé. Non lo confesserà mai, ma
per questo invidia Jeff. E sì, sotto sotto lo odia anche un po'.
4.
Greenwich
Village.
La
domanda sorge spontanea: chi diavolo è questo tizio e perché ce l' ha con me? Ok, sono due le domande e la prima ha già
ricevuto una risposta, ma credo di essermi spiegato. Certo che questo mondo dei
supereroi riserva sempre delle sorprese, vediamo, quante volte ho già
affrontato gente che non conoscevo e che voleva uccidermi per ciò che sono?
Uhm, credo di aver perso il conto.
Comunque non va bene, non va affatto bene: sono continuamente sulla difensiva e
solo lo scudo impedisce che i colpi di questo robot mi facciano a pezzi. E non
posso certo ribattere, non ho mica il siero del supersoldato,
rischio qualche altra grave frattura. Inoltre (e basta! Quanti problemi!) ci
sono i passanti che rischiano di rimanere feriti o peggio.
Valutiamo
le opzioni: prima, continuo a combattere da solo, ci rimetto la pelle insieme a
qualcun altro perché il mio avversario è decisamente troppo forte e vincono i
cattivi; seconda, chiamo i rinforzi perché ormai non sono più solo nella mia
lotta al crimine e mandiamo questo Tess qualcosa al
paese che merita. Sapete che quest' ultima mi piace di più?
-Vendicatori!-
esclamo afferrando la mia communicard -Mi serve aiuto
immediato al Village-.
Speriamo
facciano presto perché Tesscoso non sembra
intenzionato a starsene buono... Toh, sono già qui, potenza del teletrasporto.
Occhio di Falco e Songbird. Più che sufficienti.
Melissa
colpisce il robot con un suo grido sonico, che lo scaraventa ad alcuni metri di
distanza. Ma il robot si alza subito e, dalle sue mani, emette una raffica che
evita per poco la mia compagna di squadra. Intanto vedo Occhio di Falco estrarre
dalla sua faretra una freccia. Una freccia che conosco bene.
Capisco
subito cosa vuole fare e mi pongo davanti a Tess-eccetera,
distraendo la sua attenzione (si può distrarre un robot?). Evito agilmente
alcuni suoi colpi, poi sento dietro di me la corda di un arco che viene teso:
allora faccio una capriola all’indietro sdraiandomi sul pavimento stradale.
Sopra di me vedo passare una freccia. Una freccia al vibranio. Si va a
conficcare con precisione nel petto del robot, che emette come un mugolio di sorpresa,
poi inizia a liquefarsi. Lentamente, una dolorosa agonia se fosse umano. Non
prova affatto a reagire, come se fosse certo della sua fine. Finché di lui
rimane solo una pozza metallica, un altro incubo è finito. Beh, non è stato poi
così difficile, no?
Clint
richiama la mia attenzione:
-Ottimo
lavoro, amico!- E ci diamo un cinque.
Ma
non ho tempo da perdere:
-Scusate,
ma vado di fretta.-. E riparto alla volta della mia destinazione. Spero che i
miei due compagni non pensino male di me.
Rifugio
del Teschio Rosso.
La
notizia giunge rapidamente all’attenzione del Teschio Rosso: Tess-One distrutto, impossibile da recuperare o
ricostruire. Un modello unico perso per sempre. E tutto per colpa dei
Vendicatori, come diavolo hanno fatto a giungere lì in pochi secondi? Il suo
odio verso Capitan America l' ha forse reso cieco nei confronti di altri suoi
potenziali avversari? Per alcuni minuti rimane placidamente seduto, una
sigaretta nella sua bocca, la musica che pervade l’atmosfera.
Poi
rovescia la scrivania davanti a lui e devasta tutto ciò che gli capita a tiro:
mobili, libri, persino la sua amata collezione di dischi di Chopin. Infine si
siede:
-Ora
mi sono calmato.- pensa.
Greenwich
Village.
Niente,
non vedo il mendicante di stamattina da nessuna parte. Forse se n'è andato.
-Capitan America?- esclama uno alle mie spalle -Mi faresti un autografo?-
-Eh?
Sì, certo.- È la prima volta che mi capita, fa piacere essere divenuto un idolo
di un ragazzo poco più che sedicenne. Certo, magari devo lottare contro Yuna di Final Fantasy o Spawn, spero di vincere un giorno. Vediamo se riesco anche
ad approfittare della situazione:-Senti, sai mica dove possa trovarsi il
mendicante che stamattina si trovava a quell’angolo?-.
-Dei
miei amici mi hanno detto che dei poliziotti lo hanno pestato.-
-Cosa?
E per quale motivo?-
-Niente.
Funziona così a volte, purtroppo: qualcuno si lamenta e i deboli pagano. Non lo
trovo giusto.-.
-No,
neanch’io.-
-E
il brutto è che la passeranno liscia.-
-NO!-
un grido dirompente esce dalla mia bocca -No, finché ci sono io.-. Bravo, Jeff,
belle parole. Con quelle sei sempre stato bravo, ma quando si tratta di passare
ai fatti... Aspetta, aspetta, ci sono un paio di banche vicino a dove si
trovava il mendicante. E dunque questo significa... Sì!
5.
Palazzo
dei Vendicatori. Quella sera.
I miei occhi sono stanchi, ma non
intendo arrendermi. Poi qualcuno mi posa delle mani sulle spalle:
-Allora,
hai intenzione di torturarti ancora per molto, Cap? Posso sostituirti io.-
-No,
Photon, questa è una faccenda personale. Una
telecamera di sicurezza della banca piazzata all’esterno inquadra perfettamente
l’angolo in cui si trovava quel mendicante, scoprirò i responsabili di quel
pestaggio insensato.-
-Per
l’ennesima volta, chiamami Monica. E per l’ennesima volta... sono fiera di te.-
-Eccoli
qua!- esclamo. Seleziono le immagini adatte e le immetto nei nostri computer.
-Vengo
con te" mi dice Photon -Odio i poliziotti marci,
odio coloro che sovvertono il giuramento che hanno fatto.-
E
così, circa un’ora dopo, mi ritrovo insistentemente a bussare ad una porta.
-Arrivo,
arrivo- dice colui che si trova all’interno. Quando appare sulla soglia lo
riconosco immediatamente, non so cosa mi trattenga dal dargli un pugno.
-Cosa
vuoi?- mi urla quasi in faccia.
Lo
abbranco per un braccio:
-Arthur
Vincent, la dichiaro in arresto. Ha il diritto di restare in silenzio, tutto
quello che dirà potrà essere usato contro di lei in tribunale, ha il diritto di
chiedere un avvocato e se non se lo può permettere gliene verrà assegnato uno
d’ufficio. Ha compreso...-
-Che
diavolo di storia è questa?- batte tentando di liberarsi della mia presa. Non
ci riesce.
-Lo chieda a quel barbone che ha pestato senza motivo poche ore fa.- quasi gli
grido in faccia.
-Perché vieni a perseguitare me e non i criminali?- ribatte Vincent -Io mi
spacco il culo ogni giorno in questa fottuta città mentre tu ti prendi tutti i
meriti, ti sembra giusto?-
-Lei
è peggio dei criminali, lei ha sovvertito il giuramento che aveva fatto. Un
giuramento che vale per tutti, soprattutto per la gente più sfortunata di noi:
perché siamo tutti uguali davanti a Dio ed alla legge.-
"La
tua retorica spicciola non conta più un cazzo al giorno d’oggi, Capitan
America.-
-Questo
lo crede lei.- Il tono minaccioso è servito a zittirlo. -Ha compreso i suoi
diritti?-
St.
Mary Hospital.
Photon si è occupata
dell’altro poliziotto corrotto e così, la mattina dopo, mi reco in questo istituto
dove è stato ricoverato il mendicante, di cui solo ora so il nome: Jesus.
-Ehilà,
amico.- dico entrando nella sala dove è stato ricoverato -Ti ricordi di me?-.
L’espressione sul suo volto
sembra quasi persa nel nulla, poi riprende colore:
-Ma
certo! Sei Jeff. Sei stato gentile a venirmi a trovare.-
-Oh,
lascia perdere. Ho sentito quello che ti è accaduto: sarai felice di sapere che
coloro che ti hanno pestato ora sono nel posto dove meritano di essere.-
-Cosa?
Chi è stato?-
-Capitan
America.-
-Oh,
non credevo che un grande eroe come lui si sarebbe abbassato ad aiutare una
inutilità come me.-
-Jesus,
tu non sei inutile. Non sei inutile, ok? Cap si occupa di tutti quelli che può
aiutare, non importa di quale estrazione sociale siano.-
-Ma
rimango comunque malato.-
-Ora
sei in buone mani: se non hai nulla in contrario, ti inseriremo in una
sperimentazione con un nuovo farmaco ideato dalla Tricorp.
Pare faccia miracoli, quantomeno riesce ad inibire il virus, è già qualcosa.-
-Accetto:
non sono solito perdere la speranza così facilmente.-
-Bravo!"
gli stringo un braccio -E quando sarai uscito da qui, Tony Stark ha già trovato
un posto di lavoro per te presso una delle sue aziende. Ti senti pronto a
questa nuova sfida, Jesus?-
-Ma
perché io?-
-Perché
sei un vero americano.- rispondo.
Rifugio
del Teschio Rosso.
Johann
Schmidt osserva il Daily Bugle
di oggi, dove in prima pagina campeggiano le ultime imprese di Capitan America.
-Dannato
il tuo scudo, dannata la tua cotta di maglia, dannata la tua bandiera!- urla il
nazista strappando il giornale -Ma un giorno tra noi due ci sarà la resa dei
conti, Capitano. E godrò vedendoti affogare nella polvere!-
Tetto
del St. Mary Hospital.
Da
qui osservo buona parte della città di New York, la mia città. La città che nel
bene e nel male porto nel mio cuore. E medito su quanto ho sperimentato nelle
ultime settimane: sono cambiato, inutile negarlo. Me ne sono capitate di tutti
i colori da quando sono entrato nei Vendicatori, cose da far quasi impallidire
le mie prime esperienze come supereroe. Ho sconfitto praticamente con le mie
sole mani organizzazioni pericolose come i Figli del Serpente, ho affrontato
senza battere ciglio gente letale come Ultron. E sono
giunto ad una conclusione, finalmente: per tutto questo tempo sono stato
perseguitato da un’ombra, quella di Steve Rogers, e dal suo inarrivabile
esempio. Basta vivere all’ombra di quell’uomo, basta chiedermi ad ogni
occasione cosa avrebbe fatto lui al mio posto. Il destino mi ha dato una
possibilità senza precedenti e se continuo ogni due secondi a chiedermi se sarò
all’altezza del mio predecessore non sarò mai l’eroe che voglio essere. Non
conta il nome, conta solo che io sono Capitan America, sono il simbolo di una
patria che sta andando a pezzi per colpa di governanti e gente corrotta che non
la tiene nel cuore. Per questo andrò avanti nella mia infinita missione senza
più piangermi addosso. Sì, sono finalmente maturato, come persona prima ancora
che come supereroe. È la vittoria più importante della mia carriera.
<<Cap.”
mi chiama Wasp con la communicard "A quanto pare
Batroc sta rapinando una banca: ti va di
occupartene?>>
-Con
estremo piacere, capo.-
<<E
smettila di chiamarmi capo.>> conclude lei con una risata.
Mi
metto il costume e torno in azione: sì, continuerò nella mia missione. Ma non
seguendo gli ordini, bensì perseguendo ciò che ritengo sia giusto fare.
Perché
sono un ragazzo, non un soldato.
FINE
NOTE DELL' AUTORE OSPITE
Nell’one-shot
U.S.Agent & Capitan America ha avuto luogo una
delle tante finte morti dell’eroe a stelle e strisce. Ma diversamente dalle
altre volte, in seguito a quell’evento Steve Rogers ha deciso di abdicare dal
suo ruolo ed affidarlo al giovane, volenteroso ma ancora inesperto Jeff Mace, nipote del Patriota.
Da
queste premesse è nata la serie Capitan America MIT ed in seguito Jeff Mace è entrato nei Vendicatori al termine di Inferno². Ma a
ben vedere è finito tutto qui: a parte New Warriors, in nessuna altra serie MIT
si è minimamente accennato a questa cosa, ed è un vero peccato. Un peccato
perché il nuovo Capitan America, pur non potendo certamente eguagliare Steve
Rogers (con tutto il rispetto Joe Simon & Jack
Kirby battono Carlo Monni 100 a 0) [Il tuo
supervisore concorda. -_*], ha sicuramente delle potenzialità che meritano
di essere sfruttate. Queste potenzialità le ho esplorate e le sto esplorando in
Vendicatori, ma da tempo coltivavo il desiderio di poter scrivere un fill-in per questa serie. Grazie al Monni
di cui sopra, ora ho potuto realizzarlo. Ed ora via con qualche spiegazione
1)
anzitutto sono riuscito a far comparire
in una sola storia gran parte del cast (criminali compresi) che bazzica nel
corso della serie, a dimostrazione che il mondo di Capitan America è ampio, affascinante
e variegato (soprattutto ho goduto da matti nello scrivere le scene col Teschio
Rosso); i dettagli di cui parla il Dr. Faustus
purtroppo dettagli non sono: lo psichiatra criminale è stato effettivamente
ucciso e fatto a pezzi da un Nomad drogato ed
impazzito in uno dei numeri inediti della serie dedicata a Jack Monroe.
Sappiate convivere con questa incongruenza così come tranquillamente ci
conviviamo noi; Tess-One è apparso la prima volta in Starmagazine Oro 1, qui ci saluta per sempre.
2)
Questa storia si svolge prima di
Vendicatori 35.
3)
Nei primi numeri Jeff Mace appariva inevitabilmente come un clone di Steve
Rogers, da lì però è nato un processo di diversificazione, di evoluzione, che l' ha affrancato da lui. Questa storia sancisce ciò in modo
definitivo. E credetemi se vi dico che la cosa avrà serie ripercussioni
soprattutto su Vendicatori. Alla prossima!
Fabio
NOTA DEL SUPERVISORE (NONCHÉ AUTORE
REGOLARE)
Ringrazio
il volenteroso Fabio Volino per avermi dato un attimo di respiro che mi
consentirà di portarvi al 25° numero di questa collana con un episodio che
spero soddisferà i fans di questa serie (ne ha vero?.-_^)
Dopo quest’episodio Capitan America,
Jeff Mace, compare nella lunga sequenza di
Vendicatori #35/40, fa un’apparizione in Devil #35 e
poi appare ancora in Vendicatori #41/43, per ritornare nel prossimo numero per
un attimo di quiete prima della tempesta. Ma può esserci quiete per uno come
lui?
Scopritelo con noi nel #25. Ospiti Speciali:
Falcon, Citizen V, il Commando V, Il V Battalion, la V Brigade…
no , no, quella no, mi sono fatto prendere la mano. -_^. Ci saranno, però: i
genitori di Jeff, sua sorella Lizzie ed anche notizie
Roberta, la sorella scomparsa da troppo tempo. E voi, ci sarete? Io lo spero.
-_^